La natura morta italiana – Armando Brissoni – 1968
Paesaggi e nature morte sono la tematica preferita di Cristina. Sembra che questa predilezione gliela abbia lasciata il suo maestro Carrà, dal quale ha ricevuta tutta l’educazione artistica e compositiva.
La pittura di Cristina è rivolta a un amore per il colore e a una tematica naturalistica, dove la narrazione diventa schietta e la comunicazione immediata. E fin qui si può notare l’analogia con la scuola di Carrà e della sua concezione soprattutto compositiva. Cristina poi si allontana da questa fase primaria e ci conduce oltre, ci allontana sempre di più dalla visione carraiana e ci introduce in un nuovo modo interpretativo di dipingere, con una buona inventiva che per nulla stona vicino ai Tosi, ai Soffici e ad altri pittori moderni.
Si potrà obiettare che la tematica non è insolita, che paesaggi e nature morte sono cose d’altri tempi, e che la civiltà dei consumi reclami ben altre cose.
Ma questo è un inganno: pensare e giudicare in questo modo la pittura figurativa in genere e qui quella di Cristina, è fuori posto. Egli ci presenta una pittura che rimane viva anche se espressa con linguaggio figurativo. È un modo nuovo non tanto per la pittura, ma per la possibilità di continuare a dipingere, per la rinnovata realizzazione di quelle nature morte, dei paesaggi, delle marine, che per la loro rappresentazione e intensità poetica, non esauriranno la fantasia degli artisti.
Il naturismo di Cristina è redatto con caratteristiche ben particolari. Si sfaldano i toni e il registro del colore cede a una forma che si distende e che crea un’atmosfera che è luce.
Quanto Cristina ottiene, non è la liberazione della figura o la ricerca di uno schema chiuso, ma è l’attuazione rappresentativa che ci pone innanzi l’essenzialità degli elementi e delle sue forme.
Quello che distingue Cristina nella pittura è la tematica della natura morta. Probabilmente è il tema che lo convince maggiormente, e che / per questo suo modo di avvicinarsi al soggetto, riesce a ravvivare e dare maggior interesse a queste composizioni.
È una constatazione che nasce spontanea, priva di fronzoli barocchi, per poterla descrivere e scoprire.
E l’amore che Cristina nutre per la natura in genere, e, se vogliamo vedere nella natura morta uno dei temi più tradizionali ma anche più impegnativi da realizzare, non possiamo fare a meno di considerare Cristina dotato in particolar modo per questa tematica. L’impiantito pur tuttavia non riecheggia nessun modo particolare e non è possibile un richiamo specifico, perché le sue nature morte nascono solamente per convinzione.
La ricerca sui tessuti cromatici, sulla composizione del quadro, sulla scelta dei soggetti, le innovazioni della luce, sono precisi spunti diretti a rinverdire quel linguaggio che sembrava svuotato di ogni valore.
Il paesaggio è un’altra componente della pittura del Cristina, meritorio di osservazione altrettanto accurata come quella che si deve fare attorno alla natura morta. La marina è una concreta rappresentazione dei porticcioli e spiagge siciliane, coi lori ridotti andirivieni e colle intime attività che si svolgono in quei luoghi silenziosi. Spira una brezza tersa e i cieli rosati o annuvolati non sono mai grevi o incappati. La trama cromatica è intensa, ma sempre morbida e ricca di luminosità.
Dicasi lo stesso per i paesaggi generici. Qui troviamo la parte più vicina a Carrà e a un certo periodo di Soffici con un modernismo non retorico e riposante non tanto su un amore per l’impressionismo, quanto per un sincero omaggio alla natura. Una pittura che non si vuol vedere nuova, sia per la tematica che per la realizzazione, pur tuttavia tenuta sempre in continuo rinnovo.
Avviene comunque che su tali principi, Cristina non indugia, non penetra la natura, ma la canta e il suo dipingere è lontano da quel pathos che ci invade coi suoi tumulti spirituali. Cristina (dacché lo conosco e lo stimo) dipinge in pace, dipinge con serenità e in definitiva inventa un’arte che si ama e che ci ama. È un dialogo che non finisce dopo una visione di una sua opera, ma continua a vivere.
Questo perché Cristina penetra le bellezze della natura evitando le indagini dello stampo di Morlotti, e riesce a ottenere dei risultati che sono diversi da quelli che appaiono sformanti la natura, col pretesto della indagine e della rappresentazione di un mondo insolito. Cristina avvicina la natura e nel suo continuo dialogare, la ritrae in aspetti che vanno oltre al figurativismo tradizionale.
Armando Brissoni