Rodolfo Cristina – 1924 1979 – Opere Scelte – Inaugurazione della mostra
Rodolfo Cristina
1924 – 1979
Opere scelte
a cura di Marco Napolitano
Interventi
Intervento del Sindaco Roberto Ammatuna
La storia di Pozzallo, quantunque inevitabilmente legata ai grandi eventi e ai grandi personaggi della nobile Contea di Modica, nella sua evoluzione più recente annovera testimonianze artistiche e culturali sue proprie, che la memoria collettiva tutela grazie all’impegno profuso da parte dei soggetti istituzionali e privati. Tale sinergia, infatti, è oggi necessaria ai fini della costituzione di un “tessuto civile” organico e dinamico, indispensabile alla crescita sociale armonica. Pertanto, il coinvolgimento di tutti i partners sociali a questo momento celebrativo dedicato al M° Rodolfo Cristina, artista pozzallese fervido e vivace, a partire dall’Amministrazione Comunale e dagli Istituti Scolastici della città, nonché dei cittadini che hanno messo a disposizione della collettività le opere del Maestro facenti parte delle collezioni private, mira a evitare la vuota retorica commemorativa e piuttosto a creare una preziosa occasione di partecipazione e collaborazione fruttuosa alla vita comunitaria, oltre che di confronto generazionale, di bilancio esperienziale e culturale, di capitalizzazione di tutte le risorse utili alla costruzione consapevole e responsabile del presente, attraverso la riflessione e lo studio delle testimonianze culturali più significative in riferimento al passato più recente.
Intervento dell’Assessore alla Cultura Giuseppe Privitera
Investire nella “cultura” significa essere lungimiranti, significa, in particolare per gli adulti e per tutti coloro che sono chiamati in modo diretto alla responsabilità delle generazioni a venire, riuscire a costruire il futuro già operando dentro al presente, selezionando modelli, esempi e stimoli che appartengono a ciò che risulta vicino eppur ignoto, restituendogli forza e significanza. Per i giovani, infatti, non è inconsueto o infrequente ignorare l’attribuzione o la provenienza di un’opera artistica cittadina, di una lapide dedicatoria, di un monumento, collocati in uno spazio vissuto o semplicemente attraversato quotidianamente, ma è mancanza imperdonabile per gli adulti, in quanto sintomo di deresponsabilizzazione, incuria e ‘incivile qualunquismo’. Ecco, allora, la scelta di riconoscere l’importanza della conoscenza del patrimonio storico, artistico e culturale comunitario attraverso la progettazione di specifiche azioni di tutela, la sensibilizzazione nei confronti delle stesse, nonché la promozione di esperienze rilevanti per la crescita della città, al fine di riconoscere dignità al contributo culturale e sociale fornito dai talenti pozzallesi che come Rodolfo Cristina, nello specifico, hanno creato un ponte con l’arte dei più grandi maestri nazionali del secondo ‘900 italiano.
Ha senso parlare dell’Arte? – Intervento di Lucia Trombadore
Per quale ragione, all’interno di un presente anestetizzato dalla velocità, è opportuno che la comunità civile si conceda pause-occasioni per riflettere su coloro che hanno scelto di essere ‘cittadini’ dell’universo-mondo mediante la propria ispirazione artistica? perchè lo impone il cliché della vita associata e perchè tale modalità consolida il senso di appartenenza, oppure, optando per una risposta più provocatoriamente retorica, perchè tutte le comunità periodicamente hanno bisogno di momenti di ‘autoreferenzialità’ graditi sia al pubblico di nicchia che di massa?! Le risposte conseguenti possono essere tanto ‘intellettuali’ quanto ‘comuni’, perché foriere pur sempre di un briciolo di verità. E questo perché l’espressione artistica, in particolare, essendo tradizionalmente intesa come forma comunicativa alta e originale da parte di un soggetto mosso da una ‘intenzione’ creativa, impone sempre la ‘domanda’ sulla presenza o sull’assenza di finalità nell’opera e nell’artista. Quand’anche, infatti, essa dichiari di non voler esercitare alcuna funzione e quindi di non perseguire alcuna finalità, come accade smaccatamente oggi, oppure intenda rivendicare una funzione coesiva, (facendoci sentire maggiormente corpo sociale), conoscitiva (facendoci comprendere chi siamo), comunicativa (mettendoci in contatto profondo gli uni con gli altri), orientatrice (guidandoci verso ciò che, per quanto intuibile è difficile da visualizzare), istruttiva (suggerendo modelli d’interpretazione del reale), o addirittura sacra (facendoci sentire vicino al divino), essa mantiene aperta la domanda di fondo: “E’ possibile immaginare una società senza Arte?” Molti probabilmente rispondono con la sicurezza e la chiarezza di un cavatappi, cioè di un prodotto da consumare e quindi legato alla necessità, all’efficacia e – aggiungiamo noi – ad un odierno “like”, parametri tutti che non potendo mai prescindere dalla temporalità, dalla storia e dalle mode. restano misere disquisizioni da mercanti d’arte. Al contrario, l’ispirazione profonda e intensa, vissuta come impegno etico della coscienza che narra la propria sofferta genesi e le sue drammatiche evoluzioni nelle forme e nelle sostanze dell’espressione ha la capacità di farsi, a sua volta, fonte d’ispirazione per i politici e i militanti, i filosofi e i mistici, i meccanici e gli operai, i bambini e gli anziani.
Di fronte allo spettacolarismo, che si esprime nelle dimensioni, nel prezzo, nella quantità, nell’inganno dei sensi, di fronte alla pseudo-filosofia illustrata ovvero al sorpasso dell’idea sulla forma, oppure al tecnologismo esasperato, allo shock e alla violenza espressiva, che si traveste da denuncia, o al documentarismo con la sua ossessiva rassegna di cose, all’estetica del brutto, del viscerale, dell’informe in contrapposizione al bello visto comoe corrompente e ingannevole, all’esteriorizzazione dell’originalità e dell’invenzione intesa come fine e non come conseguenza, come se il senso dell’arte fosse fare qualcosa che nessuno ha mai fatto, chi aiuta l’essere umano a vedere, scoprire e sentire autenticamente il proprio mondo e tutti gli altri irragiungibili mondi?
L’Arte e l’artista, oggi come in passsato.
La loro intima e reciproca ‘relazione’ nella fedeltà alla sublime e terrificante immensità dell’esistente, lo compie e lo custodisce, al netto dai riduzionismi dell’ermeneutica occidentale ancorata a pseudo-concett di ‘rinascita’ e ‘decadenza’, di ‘impegno’ e ‘disimpegno’, di ‘senso’ e ‘non senso’.
Intervento di Elia Amore
A nome mio e dell’associazione Rodolfo Cristina non posso che ringraziare il Sig. Sindaco, Dott. Roberto Ammatuna, e l’Assessore alla Cultura, Dott. Giuseppe Privitera, padroni di casa che hanno fornito i mezzi e l’organizzazione per la realizzazione di questo evento. Voglio ringraziare anche Michele Giardina che né è stato promotore; il comitato scientifico che ha tanto e ben lavorato per la riuscita dell’evento. La prof.ssa Trombadore, il sig. Rinzivillo, il dott. Napolitano, che si sono fatti carico, in pochissimo tempo, di una mole eccezionale di lavoro. Piero Roccasalvo che ha curato la veste grafica del catalogo e del manifesto della mostra. Il Dott. Martucci che oggi ha voluto partecipare per portare il proprio contributo. I dipendenti comunale del servizio Cultura per l’impegno profuso.
Io porto il saluto dell’associazione Rodolfo Cristina, che è stata costituita perché abbiamo voluto creare un luogo immateriale della memoria sia individuale e familiare, che collettiva. L’Associazione, se per un verso vuole essere come l’albero di acacia di Montale: “Non recidere, forbice, quel volto” per non farlo scomparire nelle nebbie quotidiane della nostra memoria individuale; e quindi tributo di una figlia o di questo nipote, che di questo suo nonno serba il ricordo più antico nella propria memoria; per altro verso, l’associazione vuole restituire attraverso la raccolta e catalogazione delle sue opere pittoriche il racconto di un mondo che si intreccia con la nostra memoria collettiva.
La pittura è un linguaggio attraverso il quale si rappresentano emozioni, sensibilità e si raccontano storie che parlano della realtà sociale in cui ogni artista si è mosso e di come lo stesso la ha interpretata. La compilazione dell’archivio, pertanto, è l’occasione per offrire uno strumento di lettura di un mondo probabilmente ormai passato. In questa chiave possono e devono leggersi come un bene pubblico le opere archiviate di Rodolfo Cristina, la cui fruizione deve essere intesa come un contributo alla maturazione ed alla ricchezza di spirito di quanti avranno l’interesse e la curiosità di confrontarsi ed accostarsi ad esse.Siamo ben consapevoli che memoria non vuol dire nostalgia, lo sforzo dell’associazione non è rivolto a proporre una narrazione agiografica.
Non vogliamo essere i custodi di un “santino idealizzato”, ma ci proponiamo di coltivare una discussione aperta, letture nuove fatte con gli occhi del presente.Per questo non possiamo che accogliere con favore il lavoro svolto dal comitato scientifico e dal dott. Martucci, che ci proporranno nuove chiavi interpretative del linguaggio pittorico di Rodolfo Cristina.
Con questo spirito l’associazione si propone non solo di ricreare lo studio del pittore presso la sua ultima dimora, ma anche di creare uno spazio libero, un luogo franco ove quanti vorranno esprimersi attraverso le arti pittoriche troveranno le porte aperte.
Mi trovavo poco tempo fa a parlare con un pittore siciliano, ormai da anni trasferitosi nel nord Italia, che nei primi anni ’60, andato a Roma, essendo giovanissimo e senza risorse, fu ospitato presso la casa di mio nonno, anch’egli, all’epoca, giovane professore di disegno con la famiglia a carico.Con grande affetto mi raccontava l’umanità con cui era stato accolto e lo spirito di condivisione che si respirava a casa sua e nel suo studio, frequentato da diversi giovani pittori. Crediamo per questo che offrire la possibilità di esprimersi a quanti lo vorranno attraverso lo strumento delle arti pittoriche sia il miglior tributo allo spirito che ha animato Rodolfo Cristina nel corso della sua vita.
Fermo tutto questo, lo scopo dell’associazione è quello di creare un archivio delle opere di Rodolfo Cristina per rendere possibile lo studio e l’approfondimento dei diversi registri linguistici che l’autore ha elaborato nel corso della sua attività.In questo siamo stati agevolati dalle nuove tecnologie che rendono molto più semplice l’attività di catalogazione. Esiste da qualche giorno un sito internet a nome di Rodolfo Cristina nel quale sono pubblicate numerose foto di opere dell’autore. L’attività di catalogazione consentirà anche la possibilità di tutelare l’autore dalla presenza di numerosi falsi o dall’uso improprio delle sue opere.
Nostro proposito è non far sprecare il ricordo. Scriveva Gabriel García Márquez: «La vita non è quella vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla». In sostanza non farne sprecare il ricordo significa non sprecarne la vita.
Questo è il nostro impegno.
Intervento di Francesco Rinzivillo
Trasformare uno spazio in un luogo e stabilire un equilibrio tra luogo e opere tale che né l’uno né l’altro abbia il sopravvento, questo sia, credo, il lavoro dell’allestitore, attraverso l’opera dell’artista. Sono onorato di essere stato incaricato, e ringrazio il Sindaco e l’Assessore per questo. Spero che questo evento possa essere l’inizio di un percorso di identità per questo spazio già carico di memoria.
L’allestimento è molto importante per la fruizione dell’opera d’arte in quanto ci deve mettere nelle condizioni ideali tali, da potere innescare un rapporto con l’opera, esperienziale, cioè creare uno spazio esperienza tra osservatore ed opera per incontrarla e leggerla, mettere l’opera all’opera. Marc Rothko sosteneva che l’opera vive in compagnia, dilatandosi e ravvivandosi nello sguardo di un visitatore attento e sensibile.
Per me è come leggere un romanzo, un saggio, la libreria è la parete, la copertina la cornice, ma come è necessario aprire il libro, così l’opera d’arte deve avere la propria autonomia visiva, bisogna eliminare le interferenze che ne impediscono la lettura. Molti artisti hanno dato e danno indicazioni precise su come installare le proprie opere, Marc Rothko forniva informazioni anche sull’illuminazione, sosteneva che la luce non deve essere né troppo irruente né tenue perché le opere godono già di luce propria, anzi si dovrebbero ricreare le stesse condizioni di quando sono state dipinte.
Le opere d’arte, a mio avviso, non dovrebbero stare neanche tra la mobilia, il luogo ideale infatti è il museo o le mostre, che se fruite bene sono una vera e propria accademia, e a proposito di incontri, Gilles Deleuze sosteneva che è meglio incontrare un brano musicale, un’opera lirica, un’opera d’arte, anziché dibattiti e talk show. Inizieremo a vedere il mondo da un altro punto di vista. Le opere servono a questo, è compito dell’artista fare in modo che lo spettatore osservi il mondo dal suo punto di vista. La pittura in particolare è sempre pronta a rivelarsi a chiunque la scruti con uno sguardo disposto a percepire la profondità della superficie.
Concentrare l’opera del M° Rodolfo Cristina in 36 lavori è stato un lavoro laborioso e travagliato ma soprattutto scegliere è stata un’impresa rischiosa e drammatica, ma grazie alle salienze derivate dai criteri che il prof. Marco Napolitano curatore dell’evento ha sapientemente stabilito, alla fine ci siamo riusciti.
Ho avuto il privilegio di entrare in contatto con le opere del M° Cristina anche fotografandole e ho percepito un particolare che mi ha colpito, ed è la pennellata punctum, per usare un termine che Roland Barthes ha coniato per la fotografia, che caratterizza tutte le opere, ho sentito il fruscio dello sfregare del pennello sulla tela e ne ho immaginato il gesto.
Fra poco avverrà il momento più importante, l’incontro con le opere del maestro Rodolfo Cristina, l’arte visiva è lenta rispetto ad altri linguaggi, ed è il tempo che trasforma i lavori in opere d’Arte, sono quelle che riescono a stare in equilibrio con l’universo intero, che riescono a produrre rimandi e domande e quelle del maestro Rodolfo Cristina, non solo riescono dopo 40 anni a restituirci rimandi, ma anche e soprattutto, stupore che è la manifestazione della bellezza.
Biografia – Intervento di Michele Giardina
Rodolfo Cristina, di Gaetano Cristina e Giulia Avitabile, nasce a Pozzallo il 25 febbraio 1924. Alunno della scuola elementare “G. Pandolfi”, dimostra subito amore e interesse per il disegno. Completati gli studi della scuola dell’obbligo, si diletta a mettere su tela figure e volti di personaggi importanti dell’epoca: Papa Pio XII, Re Vittorio Emanuele III, la Regina Elena, il Duce. Piccole opere di un giovanissimo pittore dotato di grande talento.
Completati gli studi alla Scuola d’Arte di Siracusa, frequenta, sotto la guida di G. Vagnetti, l’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze. Approda quindi a Milano ove, all’Accademia di Brera, segue con grande interesse i corsi di perfezionamento del maestro Carlo Carrà, al quale resterà legato da profonda e fraterna amicizia. Conosce e frequenta, in questo periodo importante per la sua formazione artistica, Mafai, De Pisis, De Chirico. Negli anni Quaranta partecipa a prestigiose mostre e rassegne di pittura. Dell’artista pozzallese scrivono Henry Lee Bimm, noto pubblicista, e Dario Bellezza, poeta e critico d’arte. Nel 1947 consegue a Palermo l’abilitazione all’insegnamento. Il 30 marzo 1948 sposa Giuseppina Campanella. Tre i figli nati nel corso degli anni: Giulia, nata a Pozzallo il 4 dicembre 1948, Roberto nato a Siracusa il 15 gennaio 1951 e Claudio, nato a Siracusa il 27 novembre 1953.
Assolutamente preziosa, considerato il modo spontaneo e originale di Rodolfo Cristina di dialogare con i giovani, l’esperienza di insegnante di Disegno e Storia dell’Arte maturata in diverse città della Sicilia: Siracusa, Avola, Lentini, Modica, Pozzallo.
All’Istituto Magistrale “G. Verga” di Modica conosce don Venerando Fallisi, che insegna Religione nella stessa scuola ed è anche parroco della Chiesa della Madonna del Rosario di Modica, chiamata anche di San Domenico.
Fra Cristina, non credente, iscritto al Partito Comunista Italiano, e padre Fallisi, sacerdote colto e amante dell’arte, nasce una grande amicizia. Cristina si avvicina all’arte sacra. Nella Chiesa del Rosario di Modica dipinge le “Nozze mistiche di Santa Caterina”, la Crocifissione ed il “Cristo Pantocratore”. Lui è uomo di sinistra: nel 1956 è consigliere comunale nel gruppo del P.C.I. ed è anche fra i fondatori del circolo culturale “A Barracca”.
Nel 1961 decide di trasferirsi a Roma. Chiede ed ottiene il posto di insegnante presso l’Istituto d’Arte della capitale. Grandi i successi artistici ottenuti in questo periodo in alcune mostre prestigiose: “I Mostri di via Margutta” (1964), “Rassegna d’Arte del Lazio” (terza e quarta), “Ottavo Premio di Pittura Città di Orvieto” (1968).
A Roma avviene la sua consacrazione di artista di fama internazionale. Fra i suoi amici più cari lo scultore rosolinese B. Poidomani, i fratelli Enzo, Beppe e Valente Assenza, Piero Guccione, Renato Guttuso. Intanto i suo quadri vengono esposti permanentemente a Roma presso le gallerie d’arte “Lo Scalino”, “Barcaccia” e “Ancora”, a Napoli presso la galleria “Isolotto”, e a Padova presso la galleria “Alexandra”. Alcune delle opere più belle di Rodolfo Cristina vengono acquistate dalla galleria d’Arte Moderna di Roma.
Nel 1966 partecipa alla “Rassegna d’Arte Sacra” organizzata dal sindaco di Modica SaverioTerranova e da don Venerando Fallisi.
Del grande pittore nato all’ombra della Torre raccontano di lui alcuni testi importanti: “Analisi e ricerca tra le forme strutturali dell’Arte Contemporanea” (1969), pubblicato dalla casa editrice Rebellato, e “Monografia illustrata” (1970), lavoro pubblicato da Edizioni d’Arte Ancora.
Nel 1977 il libro “La natura morta italiana contemporanea” Edizioni d’Arte “Fiorino” di Firenze, annovera il nome di Rodolfo Cristina fra i 10 pittori contemporanei degni di rilievo. Ritiratosi dall’insegnamento, ritorna a Pozzallo, ove muore il 23 aprile 1979, all’età di 55 anni.
Rodolfo Cristina
1924 – 1979
Opere scelte
10 / 25 aprile 2019
Pozzallo / Spazio Cultura Meno Assenza
a cura di
Marco Napolitano
Comune di Pozzallo
Sindaco
Roberto Ammatuna
Assessore alla Cultura
Giuseppe Privitera
Dirigente
Carmelo Lorefice
Responsabile del Servizio Cultura
Giuseppe Guarrella
Comitato Scientifico
Lucia Trombadore
Marco Napolitano
Francesco Rinzivillo
Testi
Marco Napolitano
Lucia Trombadore
Michele Giardina
Allestimento
Francesco Rinzivillo
Progetto Grafico
Piero Roccasalvo / Zoom design
Crediti fotografici
Foto delle opere: Francesco Rinzivillo
Foto dell’artista: Associazione Rodolfo Cristina
Ufficio Cultura
Tel 0932 1839273
cultura@comune-pozzallo-rg.it
Foto nell’articolo: Massimo Assenza